L’approccio psicologico ai disturbi alimentari


L'approccio psicologico ai disturbi alimentari, alla anoressia e alla bulimia è importante per la piena guarigione. Marco Telesca. Psicoterapeuta

Pensare che le persone anoressiche siano semplicemente persone magre che mangiano poco, oppure che le persone obese siano solamente persone grasse che mangiano tanto, è un errore comune. Ma è comunque un errore.

Ci sono falsi miti che circondano la sfera dei Disturbi del Comportamento Alimentari (DCA). Sfatare questi falsi miti permetterà una maggiore comprensione del problema e un migliore e tempestivo intervento.

I disturbi alimentari
sono legati alla propria
immagine pubblica e
ai livelli di autostima.

I disturbi alimentari iniziano per lo più verso la fine dell’adolescenza, dove diventa importante conquistare l’attenzione e la considerazione altrui. Da qui i tentativi di affermazione di sé tramite il controllo del cibo e dell’aspetto fisico, tra le maggiori causa dell’anoressia e della bulimia.

L’approccio psicologico al trattamento dei disturbi alimentari risulta oggi riconosciuto come elemento importante per la piena guarigione del paziente.

In questo modo, il soggetto affronta le proprie convinzioni sul controllo del peso e sulla propria autostima, sulla relazione tra controllo alimentare e controllo generale sulla propria vita.

Accompagnato dall’aiuto del terapeuta, andrà a ristrutturare il desiderio, la pulsione del controllo assoluto e l’autostima verso se stesso.

I DCA sono stati didatticamente suddivisi in cinque tipologie principali.

L’Anoressia Nervosa consiste nel rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura, da cui deriva una intensa paura di ingrassare.Avviene quindi una alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, influenzando i livelli di autostima.

Dall’altra parte il soggetto rifiuta di ammettere la gravità della condizione di sottopeso, che tra le conseguenze può portare alla amenorrea (ossia l’assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi).

La Bulimia Nervosa si traduce in ricorrenti abbuffate, con l’assunzione di grandi quantità di cibo e la sensazione di perdere il controllo.A seguito di ciò, il soggetto decide di compensare attraverso diverse modalità di controllo del peso, iniziando una dieta estrema, abusando di lassativi o diuretici e di esercizio fisico, oppure attraverso il vomito autoindotto.

Per un comportamento patologico, abbuffate e condotte compensatorie si devono verificare entrambe in media almeno due volte alla settimana, per tre mesi.

Anche in questo caso la valutazione di sé è basata in modo predominante o esclusivo su alimentazione, peso, forme corporee e sul loro controllo, da cui derivano i livelli di autostima del soggetto.

Sono episodi ricorrenti di alimentazione incontrollata: mangiare, in un periodo definito di tempo, un quantitativo di cibo chiaramente più abbondante del normale, a cui si associa una forte sensazione di perdita di controllo.Gli episodi dovrebbero comparire almeno due volte a settimana per sei mesi. A differenza della bulimia nervosa non è usuale la presenza di comportamenti compensatori.

L’obesità è più comunemente causata da una combinazione di fattori: un eccessivo apporto calorico, l’assenza di attività fisica e, in modo molto frequente, la predisposizione genetica, o l’assunzione di farmaci derivanti da malattie psichiatriche o disturbi psicologici.
Il picacismo è l’ingestione continuata nel tempo di sostanze non nutritive. Il disturbo può essere diagnosticato se l’abitudine perdura per oltre un mese generalmente in bambini più grandi di 24 mesi.La diagnosi non è invece applicabile a soggetti affetti da ritardo mentale, né a individui appartenenti a culture che accettano tali pratiche.