La depressione: me e gli altri


La depressione: me e gli altri

La depressione ha la cattiva abitudine di far star male chi ne soffre, e, di solito, anche le persone che gli vivono accanto, con conseguenze negative.

Questo disturbo in effetti può portare la persona a un modo di porsi fatto di lamenti, a una ricerca costante di attenzione e comprensione.

Ma anche a un comportamento opposto, caratterizzato da una chiusura alla comunicazione verso l’esterno, a una persistente irritabilità e a una intolleranza verso normali difetti ed errori propri e altrui. Di certo non proprio un atteggiamento costruttivo nei rapporti con se stesscircondagli altri.

La persona affetta da depressione in genere parla meno e sorride meno. Tende, con il suo umore, a influenzare anche lo stato d’animo altrui.

Non stiamo parlando di un malato infetto. Ma chi ci circonda si preoccupa e tende a interessarsi a noi, pertanto verrà condizionato dalla salute dei propri cari. Normale.

Cambiano il desiderio di sorridere e la voglia di comunicare con gli altri, e importanti aspetti della vita, a volte vitali.
Crescerà quindi la propensione all’isolamento, diminuirà la capacità di lavorare in maniera efficiente, si paleserà il disinteresse delle responsabilità, proprie ed altrui.

Altra conseguenza della depressione è la vergogna della propria condizione e l’incapacità di superare tale sentimento.
La persona che si concentra sulla vergogna di essere depressa inevitabilmente si sentirà ancora più depressa.
Come in una specie di circolo vizioso alimenterà il disagio provocato dalla depressione e quindi anche il senso di vergogna.

Il primo passo verso la giusta strada della guarigione consiste proprio nel considerare la depressione come una condizione di cui non vergognarsi.

Bisogna essere coscienti che il nostro stato d’animo condizionerà l’umore di chi ci è accanto, che in realtà è preoccupato, vorrebbe aiutarci, assisterci, risolvere le cose. Normale, sono loro che decidono di starci accanto.

Preoccuparsi più del necessario e pensare di essere un peso aumenterà “come un sistema circolare” i sintomi della depressione. Non aiuterà il depresso in nessun modo.

Chi è affetto da depressione dovrebbe rendersi conto dell’effetto che provoca ai propri cari, ma sarà proprio la condizione di depresso che limiterà o influenzerà il modo di concepire la realtà in cui è immerso.

Per questo necessita di aiuto e sostegno, sia da un professionisti sia da familiari e amici.
Questi dovranno avere pazienza, tatto e soprattutto essere coscienti che non è compito loro guarire il depresso.
Sentirsi in colpa per non riuscire a risolvere la situazione è prevedibile ma non efficiente, non reca giovamento a nessuno…anzi potrebbe creare delle incomprensioni con il malato.

Provare rabbia è altrettanto prevedibile, e una cosa buona e giusta sarebbe accettarla, esprimerla a un amico (non al depresso) e non sentirsi in colpa nel provarla.
La rabbia ci comunica che qualcosa non va, magari potrebbe segnalare che ci si deve prendere una pausa dal carico di dolore che stiamo affrontando.

Le persone dovrebbero fermarsi e respirare. Aiuta sempre e soprattutto ricordare che “non è loro dovere, e non è la loro missione”. Ciò che possono dare, però, è il loro affetto e aiuto.

Chi “accetta la depressione”, che sia il paziente o chi gli sta vicino, troverà più facile affrontare e sconfiggere la depressione.

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