Una delle convinzioni comuni nel trattamento del disagio psichico è quella che basti il terapeuta per risolvere tutti i problemi.
Un’altra convinzione, forse peggiore, è rivolta agli psicofarmaci, visti come elisir di salvezza e magici sieri di guarigione.
Nei problemi di tipo psicologico sia il terapeuta sia gli psicofarmaci (se prescritti) sono importanti per la salute della persona, ma si deve sempre tener conto del fattore più importante: la volontà e l’impegno.
Nessun terapeuta è in grado, da solo, di aiutare e guarire un’altra persona, né i farmaci laveranno i disagi che costui prova.
Invece, la sinergia tra questi due strumenti e la volontà, l’impegno e il desiderio del paziente di migliorare la propria salute possono portare a importanti cambiamenti.
Uno strumento poco “pubblicizzato” ma di grande aiuto è il sostegno educativo.
È uno strumento che sfrutta l’impegno della persona, e nello stesso tempo si pone l’obiettivo di attivare abilità, capacità e peculiarità già presenti ma momentaneamente disattivate.
La figura professionale presente nel sostegno educativo è quella dell’educatore, il quale può avere una formazione specifica, come lo psicologo.
Tra la persona con disagio e l’educatore, o lo psicologo, si dovrà creare un rapporto di fiducia. L’obiettivo da raggiungere è riappropriarsi in alcuni casi, e acquisire in altri, le abitudini e capacità che aiutano il benessere che il disagio psichico ha danneggiato o inibito.
La persona con disagio e l’educatore nell’ambito di un percorso di sostegno educativo dovranno riorganizzare l’intera giornata, o parte di essa, inserendo delle attività mirate alle necessità della persona emerse dalle considerazioni del paziente durante la psicoterapia, o durante il ricovero in ospedale.
Osservando la propria vita, la persona sofferente può notare come alcune delle attività più elementari siano state tralasciate dalla decorrenza del malessere.
Il soggetto non è più in grado di occuparsi di se stesso e di interagire in maniera importante con l’ambiente che lo circonda.
Una parte del processo di guarigione consiste nel riappropriarsi dell’impegno, dell’energia, dell’intenzione a compiere determinate azioni atte alla cura della persona, dell’ambiente che la circonda e della struttura del proprio tempo.
La presenza dell’attività educativa non è necessaria in tutte le persone, ed esistono vari livelli di operatività.
Trattando più concretamente le possibili attività alla base del processo di riabilitazione educativa possiamo citare:
- igiene personale,
- ordine e pulizia della propria casa,
- strutturazioni del tempo giornaliero o del tempo libero,
- aiuto nello svolgimento di semplici attività al di fuori dell’ambito familiare (fare la spesa, pagare le bollette),
- sviluppo di capacità o talenti (arte, musica, lavori manuali),
- attività ludiche,
- semplice compagnia.
Uno degli aspetti più significativi da prendere in considerazione è la frequenza degli incontri: il sostegno dell’educatore ha tempi diversi dalle sedute di psicoterapia.
Il suo è un lavoro complementare, volto più all’aspetto pratico che concerne il disagio.
Saranno quindi diverse anche le modalità d’incontro: può avvenire a casa della persona interessata, dentro precise strutture (come per esempio laboratori), o all’aperto.
L’incontro, in genere, dura circa due ore, con la possibilità di più appuntamenti in settimana.
La presenza dell’educatore permette la partecipazione a determinati gruppi di aiuto (per esempio, l’auto-mutuo-aiuto) e a laboratori di diverso genere (artistico, culturale, ecc).
A questi si aggiunge la possibilità di confrontarsi con altre persone che possono capire, perché sofferenti in prima persona, il disagio che procura un determinato tipo di malessere.
Integrare l’aiuto dell’educatore aumenterebbe le probabilità e la possibilità di miglioramento o guarigione dal disagio psichico.
Il paziente è così in grado di agire in prima persona sugli aspetti pratici della propria vita, impantanati in quelle sabbie mobili che sembrano essere i disagi psichici.
La presenza contemporanea del sostegno educativo e della psicoterapia permettono quindi alla persona sofferente di sentirsi sempre attiva nel proprio percorso di guarigione, con la sensazione di poter agire, interagire e gestire la propria vita.
e bravo Marco!