I dieci elementi che favoriscono l’ansia


Esistono una serie di elementi comuni che giocano un ruolo decisivo nella genesi e nello sviluppo dell'ansia

Una cosa che accomuna quasi tutte le persone è provare sentimenti e stati d’animo. Uno dei più comuni è l’ansia.
L’ansia non si manifesta allo stesso modo per tutti.
Alcune persone provano agitazione in determinati momenti o situazioni. Altri sono appesantiti da un forte stato d’animo ansioso che li accompagna tutta la giornata, e l’unico momento di respiro è quando si dorme.

Un’altra caratteristica è la sua origine. Per ogni persona è diversa: può provenire dal profondo dell’anima, o da una situazione recente che ha lasciato il segno.
Indipendentemente da ciò l’intensità dell’ansia può essere molto forte o solo un leggero sottofondo che si fa sentire appena.

Paura e ansia sono segnali di allarme che ci informano che qualcosa è cambiato, che qualcosa non va, è fuori posto o sta per cambiare.
La presenza di questi sentimenti non è di per sé un problema. Il disagio comincia quando si supera quella sottile ma importante linea che divide un sentimento “molto forte” da uno stato d’animo “eccessivamente forte”, patologico.

Esistono una serie di elementi comuni che giocano un ruolo decisivo nella genesi e nello sviluppo dell’ansia, presenti in modo più o meno importante in tutte le persone.
Questi elementi rappresentano le modalità di pensiero e di comportamento che favoriscono, generano e mantengono lo stato di ansia in una persona.

1 – Pensare che una forte sensazione emotiva sia il segnale di un pericolo in atto, e non il segnale di un pericolo percepito.
Questa è un’importante distinzione: pensare di essere in pericolo anche quando si è al sicuro porta la persona a un continuo e perenne stato d’allarme e stress.

2 – Tenersi lontano da eventi in cui l’esperienza ansiosa si è verificata o può verificarsi, senza pensare se ci sia o meno la probabilità che si verifichi nuovamente una situazione negativa.
Si parla del famoso “fasciarsi la testa prima di rompersela”: ciò costringe a vivere qualsiasi esperienza con un eccessivo bagaglio emotivo, e per forza di cose una persona cercherà di tenersene lontana .

3 – Avere l’illusione o la convinzione di poter avere il controllo su tutto e cercare il perseguimento della certezza assoluta.
Nessuno è in grado di controllare ogni aspetto della vita, ma neanche ogni elemento di un singolo aspetto della vita.
La pretesa del controllo assoluto carica la persona di responsabilità, aspettative e obblighi. Cosa che porta a un conseguente aumento di stress, ansia di riuscita e paura di perdere il controllo.

4 – Ricordare tutto ciò che conferma le proprie convinzioni sulle esperienze di ansia, senza considerare altri aspetti o elementi che invece direbbero il contrario.
Ciò permette, inoltre, l’accesso facilitato ai ricordi di esperienze ansiose e inibirebbe quelli con esperienze di tutt’altro genere.

5 – Lasciarsi influenzare continuamente dal proprio stato d’ansia nel considerare i propri errori, nell’esprimere giudizi e nel prendere decisioni.
In questi casi non si è obiettivi, e si rischia di non capire se stiamo agendo per il nostro bene o se stiamo solo alimentando il nostro stato ansioso pensando di agire per il meglio. Come dice il detto, “prima di agire conta fino a cinque”.

6 – Pensare che non vi siano altre alternative di proseguimento se la nostra strategia fallisce.
La convinzione che il metodo usato sia l’unico e che, una volta fallito, non ci siano altre possibilità, e la preclusione di altre possibilità di riuscita non possono che caricare di ansia e paura qualsiasi prestazione.

7 – Cercare di essere perfetti.
Il perfezionismo va a braccetto con la pretesa di avere l’assoluto controllo su tutto, e in entrambi i casi le conseguenze e i danni sono simili e deleteri nel tempo.

8 – L’intolleranza dell’incertezza: non sopportare ciò che potrebbe succedere in futuro (senza sapere che cosa succederà) perché potenzialmente negativo.
Ciò si traduce in vivere senza speranza, senza obiettivi o senza scopi, perché tanto “andrà tutto a rotoli”.

9 – L’intolleranza delle emozioni: interpretare gli stati emotivi intensi come negativi perché prova dell’incombere di disastrosi eventi, nonostante ci si trovi in situazioni sicure.
Le forti emozioni tendono a farci paura perché difficilmente controllabili. Ci fanno sentire vulnerabili.
Ma ciò non significa che stia per incombere un evento negativo. Se una persona prova uno stato d’ansia per tutto il giorno è in grado di capire se prova una forte emozione?
In realtà è sempre in allerta, quindi tutto è un pericolo.

10 – L’autovalutazione negativa: prevedere catastrofi perché la considerazione di se stessi è pessima.
Di conseguenza l’unica cosa che potrebbe succedere quando si è alla ricerca di un obiettivo non può che essere un disastro.
Questo modo di guardare a noi stessi è una delle principali fonti di sofferenza, ed è anche uno di quei fattori che contribuiscono a generare gli “elementi comuni” di cui stiamo parlando.

L’autostima, né basata sul giudizio altrui né sugli ottimi risultati ottenuti nella vita, è in grado di sostenerci nei momenti difficili e darci il coraggio, la serenità e l’obiettività che molte volte ci vengono a mancare perché abbiamo paura di sbagliare, o peggio, di essere sbagliati.

Quando lo stato d’ansia o di paura impedisce il normale scorrere della tua vita, influenza e blocca tutti gli aspetti che caratterizzano il quotidiano, in quel caso è consigliabile cercare di capire da dove nasca l’ansia e se sia necessario chiedere un aiuto a qualcuno che conosce meglio questo tipo di problemi.

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