Nel normale corso della giornata tutti aneliamo ai famosi e importanti “cinque minuti“, tempo dedicato esclusivamente a noi.
Siamo sempre di corsa, impegnati e concentrati sul nostro lavoro o verso impegni che richiedono tempo ed energie.
Spesso non riusciamo a ritagliarci un po’ di tempo libero durante l’arco della giornata.
Aspettiamo il fine settimana per occuparci dei nostri hobby, dei lavori in casa o di tutto ciò che ci piace e che durante la settimana non possiamo fare.
Questo è ciò che succede per molte persone. Ma ce ne sono altre che, a causa del loro disagio interiore, non possono o non sono pronti a occuparsi del lavoro e degli impegni che caratterizzano la quotidianità.
Non riescono perché sopraffatti da un “mare di ansia”, perché hanno paura di annegare appena costretti a prendersi delle responsabilità, anche piccole, come per esempio fare la spesa o pagare le bollette alla posta.
Molte persone con una malattia di carattere psicologico, di gravità più o meno seria, che impedisce loro la presa di responsabilità o d’impegni, si pongono una delle più importanti e pesanti questioni da risolvere: “che cosa faccio durante tutto l’arco della giornata?”
La domanda potrebbe sembrare futile o con risposte ovvie, ma non è così.
Una giornata vuota, senza un lavoro, personale o retribuito che sia, e senza una qualsiasi attività utile, diventa, con l’andare del tempo, un ostacolo e un disagio incredibilmente grande e perennemente presente.
In una giornata vuota ci saranno tempi morti in cui le dinamiche psicologiche interne, che caratterizzano il proprio malessere, possono prendere vita in un crescendo che può provocare danni e maggiori disagi.
In questi casi, durante la giornata non è presente nessuno con cui parlarne. Si rischia che le più piccole convinzioni e le paure influenzate dal proprio malessere possano consolidarsi e realizzarsi nella propria mente.
Le attività di carattere pratico sono in grado di utilizzare quelle energie che altrimenti potrebbero essere indirizzate erroneamente verso dinamiche psicologiche pericolose, le quali danneggerebbero ancora di più lo stato emotivo della persona.
Un altro importante fattore è la noia. Questo sentimento o stato d’animo può portare le persone a impigrirsi durante il proprio tempo libero, oppure a provare “cose nuove” per divertirsi o sentirsi “occupati”. Anche in questo caso può intervenire il medesimo meccanismo.
Seguendo la direzione dei poli estremi, porta da una parte a non fare più nulla. Coloro che si fermano completamente, smettono di prendersi cura di tutto ciò che riguarda la propria vita, non si curano più di stessi (igiene intima compresa), della casa, delle proprie relazioni.
Dall’altra porta a cercare sensazioni estreme per provare qualcosa di diverso dai quotidiani sentimenti di estrema angoscia, paura, tristezza e noia.
In questi casi si può anche arrivare a desiderare il suicidio, perché si è consolidato il pensiero che per risolvere i propri problemi non ci sia più niente da fare. Morire sarebbe l’unica soluzione.
Non è un meccanismo immediato, ma può comparire con il trascorrere del tempo.
Prima di arrivare ai poli estremi, quindi, gli individui con un certo disagio psichico si domandano quali attività fare perché “la giornata non passa più”.
Ragionano su mille alternative ma non ne prendono in considerazione quasi nessuna proprio perché preferiscono rimanere lontani da ogni tipo d’impegno, responsabilità o possibilità di mettersi in gioco.
Ma la questione che si pongono comunque rimane.
In sostanza, mentre per molte persone il tempo libero sembra essere un miraggio, per altre persone il tempo libero rappresenta un vero disagio.
Le possibilità per risolvere la questione passa attraverso l’aiuto dei conoscenti o di professionisti che aiutano a superare queste e altre difficoltà: psicologi, educatori, centri diurni.
Il loro obiettivo non è portare la persona a trovare un lavoro, bensì individuare quelle attività che il soggetto è in grado di svolgere per sentire di aver usato al meglio la propria giornata e il proprio tempo libero.
Le attività possono essere semplici hobby, come lavori manuali e artigianali. Oppure il volontariato di varia natura, aiutando le persone che hanno difficoltà maggiori. Oppure migliorare e aumentare il tempo dedicato alla casa e alla propria persona.
L’utilizzo di un diario è uno strumento importante. Aiuta a tenere una tabella di marcia sulle cose che possiamo fare. Dà la possibilità alla persona di scaricarsi e staccarsi da uno stato emotivo disagevole che in quel momento sembra schiacciare. Permette di capire quali siano le cose che maggiormente ci causano disagio. E ci consentono di scrivere cose che non riusciremmo mai a dire ad altri. Senza contare che, se usato a dovere, aiuterebbe a tenere impegnato parte di quel tempo libero che tanto ci spaventa.
Parenti e affini di quanti soffrono di tale disagio non devono sottovalutarlo, perché, se sostenuti per tempo, possono avere grandi miglioramenti, anche autonomamente.
Possiamo capire bene una cosa, forse, solo se vissuta. Ma pensate a come vi sentireste dentro una stanza da cui è difficile uscire e dove non c’è nulla se non la goccia del rubinetto che scandisce il tempo, secondo dopo secondo.
Sapere di essere utile a se stessi e alla società è importante, per tutti.
Alcune persone hanno bisogno di essere sostenute nel momento in cui sentono di non valere e di non potere dare il loro contributo, per raggiungere la certezza di essere ancora importanti.